Il Pil del 2020 non riuscirà a contenere il calo entro l’8%, come previsto dal governo in aprile, ma non crollerà neppure del 13% come stimato da altre istituzioni. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, continua a mostrarsi ottimista, nonostante la revisione al ribasso della crescita del secondo trimestre arrivata dall’Istat due giorni fa, e ribadisce che tutti gli indicatori economici fanno presagire un forte rimbalzo nel periodo luglio-settembre.
Che il Recovery Fund non sia la bacchetta magica in grado di sostenere da solo la crescita di lungo termine o di far scomparire il macigno del debito che opprime i Paesi dell’Europa periferica ne è convinto anche Tomasz Wiedadek, International Economist di T. Rowe Price.
Non solo. Per Wiedadek, visto che idealmente i capitali saranno dispiegati oggi a fronte della promessa credibile di attuare delle riforme fra cinque anni, qualsiasi promessa rischia di mancare di credibilità dato che è difficile per i governi di oggi stabilire cosa faranno quelli futuri. “Attuare con successo delle riforme macro è problematico per le economie del Sud Europa, poiché l’unico modo che hanno per ridurre in modo sostenibile il debito pubblico a cui vanno incontro è non generarlo affatto”, spiega.
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