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Il futuro (nero) delle banche italiane si scaricherà solo sui piccoli imprenditori


L’equazione è semplice.Se, per effetto della lunga crisi post Covid, migliaia di lavoratori dipendenti verranno licenziati, se i professionisti e le imprese vedranno ridursi sensibilmente i loro ricavi, un dato è certo: non potranno rimborsare i finanziamenti alle banche che assisteranno all’aumento dei loro crediti deteriorati, stimato in una misura quattro volte maggiore di quella prodotta dopo la crisi del 2008-2009. E non sto parlando dei finanziamenti (pochi) che stanno erogando nell’ambito del decreto liquidità. Quei finanziamenti inizieranno il loro ammortamento tra 24 mesi.

E secondo voi, di fronte a questo scenario, le banche rimarranno inerti?

Cercheranno a tutti i costi, come si dice in gergo, la “regolarizzazione formale” e di“attivare le garanzie”.

Nel secondo caso si tratta di richiedere i soldi ai garanti del cliente oppure agire sui beni immobili degli stessi.

La regolarizzazione formale, invece, è svolta in maniera surrettizia e talvolta scorretta e serve a mettere una toppa sui contratti irregolari stipulati in precedenza con lo stesso cliente. Essa viene “camuffata” attraverso la concessione di un finanziamento da 3 a 5 anni (anche quelli, benché vietato dalla legge, previsti dal dl liquidità) che non costituisce nuova finanza per il risparmiatore ma serve solo ad eliminare la pregressa esposizione. Si tratta di un piano di rientro camuffato da finanziamento.

Ma l’aspetto ancora più subdolo consiste nell’inserimento nel nuovo contratto di finanziamento di una clausola che manlevi la banca da ogni responsabilità riguardo alle “schifezze” contenute nel precedente contratto di erogazione, di cui, ovviamente, l’imprenditore non sa nulla. Pertanto, quando il cliente pensa che l’istituto gli stia venendo incontro, in realtà lo sta semplicemente fregando per la seconda volta.


Articolo completo su Il Fatto Quotidiano .com

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