I CIR sono dei conti sui quali affluiscono gli investimenti in titoli di stato, come i BTP, emessi a partire dal 2019 di un risparmiatore. I futuri Cir avrebbero un doppio obiettivo. Da un lato riportare il debito in mani italiane, con i nostri risparmiatori che oggi detengono una quota intorno al 6% contro il 57% di 30 anni fa, potrebbe permettere di essere meno vulnerabili sul mercato in caso di vendite sui nostri titoli da parte di operatori stranieri, dall'altro ogni singola emissione di Cir dovrebbe essere legata a specifiche opere pubbliche materiali sul territorio italiano. Con i risparmi degli italiani si finanzierebbero così spese e investimenti legati direttamente al Paese, con la possibilità per i risparmiatori di seguire il monitoraggio dei propri investimenti.
Le agevolazioni previste riguardano la non imponibilità dei rendimenti, la deduzione del 23% sull’investimento fino a 3 mila euro, infine l’inapplicabilità dell’imposta di donazione e successione a condizione che le somme non vengano distratte per almeno 18 mesi. Il possibile scarso interesse da parte del mercato, il limite dei tre mila euro e l’aspetto concorrenziale rispetto ai Pir uniti al fatto che possano essere considerati l’anticamera della patrimoniale sono gli aspetti che aumentano il rischio di flop di questa manovra.
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