In questi giorni la strategia del Governo suggerisce di adottare i Cir, “Conti individuali di risparmio”, e di inserirli nella manovra. Al momento questi rispondono ad una duplice esigenza: far in modo che le famiglie acquistino titoli di Stato italiano per poi indirizzare questi fondi verso la realizzazione di opere pubbliche.
I Cir prevedono un tetto di 3 mila euro come soglia massima pro-capite. Ciò vorrebbe dire 5 milioni di adesioni ed una raccolta di 15 miliardi. Su queste cifre si avrà una deducibilità fiscale del 23% e l’esenzione Irpef, però sottoscrivendo questo prodotto ci si impegna a mantenerlo fino a scadenza!
In altri termini rendere i bond italiani sempre più italiani anche dal punto di vista dei possessori attraverso un premio fiscale.
Pregi:
esenzione totale sui rendimenti ed eventuali plusvalenze finali
deduzione dall’imponibile (23% di 3 mila euro)
dovrebbe essere escluso da imposta di successione e donazione a patto di vincolare la somma per 18 mesi
non saranno né pignorabili né sequestrabili.
Governo ed Istituti Bancari (i collocatori di questi strumenti) esprimono soddisfazione visto anche i risultati raggiunti in precedenza con i Pir.
Ci sono però dei seri problemi di fondo:
un debito come il nostro non può essere gestito in proprio neppure se tutti aderissero.
si utilizza il risparmio delle famiglie per il debito pubblico attraverso le agevolazioni fiscali non potendo ovviamente obbligare l’acquisto!.
misure di questo tipo sono state utilizzate da Paesi in crisi finanziarie
Si utilizza come termine di paragone in molte pubblicazioni e quotidiani i brillanti risultati ottenuti dai Pir, Piani individuali di risparmio, strumento che aveva il fine di far affluire liquidità alle Pmi. Ebbene dopo un anno i risultati sono che le Banche hanno guadagnato importanti commissioni dal collocamento e pochissimo è giunto ai destinatari finali!
Da notare il tempismo dell’operazione!
Infatti nel 2019 la Bce non provvederà ad acquistare ulteriore debito italiano, in questo caso le prossime obbligazioni (Bot, BTP, CCT) dovranno necessariamente incorporare delle cedole più alte per essere collocate e quindi un maggior debito da parte dello Stato.
Inoltre se le due agenzie di rating Moody’s e S&P Global Ratings, dopo esame del Def a fine mese di Ottobre, dovessero declassare l’Italia le conseguenze sarebbero concrete perché implicherebbe la diminuzione dei titoli italiani in tutte le gestioni a rischio contenuto. In sostanza li venderebbero e questo produrrebbe alta instabilità.
Alla luce dello scenario attuale dei Cir sopra analizzati suggeriamo, prima di sottoscrivere un prodotto finanziario, di informarsi approfonditamente e non tralasciare i rischi dell’operazione non soffermandosi unicamente sui possibili guadagni.
Dott. Alberto Villa - Private Advisor M&V
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